2010, 34, 11, 4, 8.848, 24, 28, 320

Questa è una storia in cui daremo un senso a questi numeri, una di quelle che si potrebbero leggere un po’ distrattamente nei trafiletti di qualche giornale di periferia o in qualche post facebook di scarso impatto mediatico.

E questo sarebbe un peccato, per tanti motivi.

Noi siamo stati fortunati. Questa storia ci è arrivata perché conosciamo la protagonista e parlare con lei, comunicare con lei attraverso un canale un pò atipico di questi tempi…la parola… ha fatto in modo che i nostri animi si siano smossi.

La parola però da sola non basta quando l’obiettivo è di toccare quante più persone possibili per fare in modo che un buon proposito diventi azione e l’azione produca un risultato.

In altre occasioni, in questa rubrica, abbiamo parlato di storie di sport molto legate alle emozioni che ci portano. Nel prendere qualche minuto del vostro tempo, proviamo oggi a portarvi per un attimo nella vita di una nostra amica, perché alcune esperienze lasciano il segno…come questa.

Silvia è una ex podista, una amica di tanti di noi. Nel 2010, a 34 anni una diagnosi che le cambia la vita. Cancro.

Sono così tante le persone colpite da questa terribile parola, brutta, angosciante, che a questo punto in molti istintivamente potrebbero cambiare pagina ad allontanare pensieri o ricordi dolorosi e tristi.

Lo sappiamo, l’estate ha come scopo principale quello di staccare, andare con la mente in vacanza, pensare poco e stare sereni…ma questa storia, per fortuna, parla di vita. Parla di obiettivi, parla di solidarietà, parla di fatica e gioia.

Ho sperimentato direttamente una delle tante definizioni di sportivo. Dopo un impegnativo intervento chirurgico, il medico mi dice “vede, quello che per molti è un percorso complicato, la rieducazione, per uno sportivo è più semplice. Sa dove vuole arrivare, bisogna solo guidarlo, non convincerlo a volerci andare”.

Silvia è una sportiva anche in questo senso. 11 operazioni le hanno fatto abbandonare la corsa ma le hanno fatto abbracciare il ciclismo.  Quando l’ho sentita raccontare la sua storia, le sue frasi avevano verbi quasi sempre al futuro. Certo, qualcuno al passato c’è stato, ma coniugato come un punto di inizio molto più che uno di fine.

Ha scelto di attraversare le cure, gli ospedali ed i taglia e cuci sul suo corpo come percorsi di un allenamento fisico e mentale per un obiettivo.

Lei sapeva dove voleva andare, voleva tornare ad essere viva. E lo è, assolutamente.

Lo è nel sorriso di ogni sua foto, lo è nel godere degli orizzonti di una montagna vista dall’alto, in sella alla sua bici.

Lo è nella volontà di non piangere su sé stessa per il bene suo e di chi le è vicino.

Chi affronta problemi importanti e trova una sua via per la soluzione, molto spesso è portato a farsene promotore nei confronti dei suoi simili per un naturale spirito di solidarietà.

La nostra ultima StraSettimo fu pensata e realizzata con un gruppo di persone ECCEZIONALI, le Pink Ladies…donne che hanno trovato nella corsa un modo per riprendersi la vita dopo un percorso simile a quello di Silvia.

Lo spirito di questa iniziativa è molto simile a quello che avevamo vissuto all’epoca perché la cosa che colpisce è la volontà che alcune persone  – oggettivamente fuori dall’ordinario – usano per diventare  PROTAGONISTE della propria vita e di proporsi come esempio positivo per gli altri, nonostante le circostanze complicate.

E quindi Silvia il 4 Settembre si impegnerà in qualcosa di eccezionale. Quando le ho chiesto, “ma come ti è venuto in mente di fare una cosa del genere?”, la sua risposta è stata semplicemente…mi è sembrata una cosa naturale…

Non so voi, ma pensare di fare in bici 8.848 metri di dislivello positivo in 24 ore, salendo per 28 volte i 320 metri che separano Bollengo da Magnano (Ivrea) proprio normale non è…

Scopo?

Se lo avesse fatto per se stessa, probabilmente non staremmo qui a parlarne ma soprattutto, dubito lo avrebbe proprio fatto.

Un corridore quando si prepara per una gara ha il miraggio di un traguardo per il quale ogni singolo chilometro di allenamento percorso prende senso. Per Silvia il traguardo sono 8.848 Euro che si impegna a raccogliere per la Fondazione Veronesi.

E questo lo dice lei.

 

Noi diciamo che anche la sua storia ed il suo impegno sono un traguardo, un qualcosa da raccontare e da condividere per dare speranza e motivazione a chi può trovare in lei fonte di ispirazione per essere protagonista della propria vita.

 

Quindi…tiriamo le fila. Obiettivo primario di questo articolo è di aiutare la Fondazione Veronesi con contributi da devolvere direttamente a loro (deducibili da 730) con informazioni e dettagli su questo link Eversting (Sito Fondazione Veronesi).

Obiettivo secondario, accompagnarla il 4 di Settembre sulle colline dove avrà luogo l’evento perchè ne avrà bisogno e perchè sarà bello poterci essere (info e dettagli per la giornata del 4 su info@atleticasettimese.it)

 

“La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia.”

 

Lo diceva il Mahatma Gandhi, spero non se ne abbia a male che glielo abbia rubato, ma mi sembrava il modo migliore per chiudere.

 

Diamole una mano, è davvero per una buona causa.