Conobbi Sarah diversi anni fa, ero da poco dirigente della Atletica Settimese. Era una di quelle persone di cui senti parlare e di cui ti crei una immagine fatta di tanti spezzoni di racconti, di storie ascoltate negli spogliatoi improvvisati di qualche cross, citate durante le trasferte di qualche gara…più o meno quello che capita nei raduni degli alpini dove si parla di imprese eroiche tra un vin brulè ed un “mazzolin di fiori”.
Che poi, diciamolo, i risultati straordinari, il tipo di gare mai banali che sceglieva di fare, un nome fuori dal comune…tutto per me contribuiva a fare di Sarah una figura un pò mitologica, un mix tra l’amazzone e la scarpa da corsa…
Poi entra nell’ufficio dove tenevamo una riunione del nostro direttivo. Sorridente, cordiale, NORMALISSIMA.
Della figura mitologica non era rimasto nulla. Era semplicemente una ragazza come tante altre, allegra, semplice e che mi colpì, tra le altre cose, per l’incredibile attaccamento ai colori della nostra società.
L’essere brava in questo sport non dipende da qualche regalo particolare ricevuto da madre natura, ma figlia delle cose con cui ogni sportivo non professionista si confronta. Ricercare il piacere per la fatica, il conciliare l’allenamento con il lavoro, avere obiettivi con cui misurarsi sempre…superare gli ostacoli di un infortunio.
Sarah ha trovato nel podismo quello che Battiato cantava con grande poeticità, è diventato il suo “centro di gravità permanente” rispetto al quale ha trovato equilibrio il suo mondo e che non a caso condivide con l’uomo che ha sposato.
Se parlaste con lei, vi rendereste conto che vive le sue esperienze soprattutto per se stessa, segue ciò che il cuore le dice di fare, ma è innegabile che persone e personalità di questo tipo tendono a diventare modelli di ispirazione a prescindere dalla loro volontà di esserlo.
Ricordo il prete con cui feci con mia moglie il corso prematrimoniale, disse una cosa che non ho mai dimenticato. In merito al ruolo di genitori che ci apprestavamo ad assumere “ricordatevi che si educa più con gli occhi che con la bocca”.
Mi perdoni Don Claudio se mutuo questa sua frase, ma credo che se è vero che l’esempio dei genitori è un elemento centrale nel crescere i figli, per analogia quanto la storia di Sarah racconta può diventarlo per le nuove generazioni di sportivi.
In un bellissimo articolo de “La Voce” che vi proponiamo in allegato, la nostra portacolori accenna al fatto che prima o poi arriva il momento in cui i segnali del proprio corpo suggeriscono di chiudere con l’attività agonistica. Le auguro che quel giorno arrivi nel futuro più lontano possibile, ma sarei pronto a scommettere che quel suo modo di essere atleta e di godere delle bellezze di questo sport saranno messe al servizio dei più piccoli. Me la immagino sul tartan della pista di atletica con il suo immancabile cappellino a guidare schiere di ragazzi….sempre un pò amazzone ed un pò scarpa da corsa.
A presto Sarah, un saluto affettuoso da parte di tutti noi…
da “La Voce” del 15 Marzo 2022
“https://www.giornalelavoce.it/settimo-torinese-sarah-lepee-correre-mi-ha-cambiato-la-vita-451687”